Il 4 dicembre scorso, presso la sede dell’Associazione Bancaria Italiana è stato presentato il terzo Rapporto sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti realizzato dall’Osservatorio Nazionale gestito dal CeSPI. Il Rapporto è disponibile sul sito www.migrantiefinanza.it
L’evoluzione del processo di inclusione finanziaria dei cittadini immigrati, che va di pari passo con il processo di integrazione nel Paese, non si è arrestata durante la fase di debole congiuntura economica. Molti gli indici della crescente “familiarità” con la banca. L’86% dei migranti adulti residenti in Italia è titolare di conto corrente, in significativa crescita rispetto al 61% del 2010. Raddoppiata dal 2010 la percentuale dei conti correnti con più di 5 anni, pari al 40% dei conti correnti intestati ai cittadini immigrati a fine 2013. Sempre più “evoluta” la relazione con la banca e innovativa la scelta dei canali: con una incidenza pari al 40% nel 2013, l’utilizzo dell’internet banking è raddoppiato dal 2010.
Oltre 2,5 milioni il numero dei conti correnti presso banche e BancoPosta intestati a cittadini immigrati delle 21 nazionalità (pari all’88% dei migranti residenti in Italia) considerate nell’indagine dell’Osservatorio a dicembre 2013, cresciuto di circa il 40% dal 2010. A fine 2012 secondo l’ultima rilevazione disponibile, quasi nove cittadini immigrati su dieci sono titolari di conto corrente (l’86%). Se il conto corrente conferma quindi il suo ruolo quale punto d’accesso per il processo di inclusione finanziaria, cresce la capacità da parte dei migranti di cogliere le potenzialità offerte da nuovi prodotti finanziari che, pur non essendo perfetti sostituti del conto corrente, consentono un’operatività ampia in tema di servizi di pagamento: secondo l’indagine, sono oltre 1,1 milione le carte con Iban e le carte PostePay offerte da BancoPosta, limitatamente ai migranti non titolari di un conto corrente. A dicembre 2012 quindi, un cittadino immigrato senza conto corrente su tre è titolare di una di queste carte (32,4%) con un incremento significativo rispetto all’anno precedente quando l’incidenza era al 27,8%.