Crescono le piccole attività imprenditoriali avviate da immigrati. Sono circa 110 mila, infatti, i conti correnti small business intestati a cittadini stranieri che hanno avviato un’attività nel 2014, in crescita di circa il 10% rispetto all’anno precedente. Lo rileva il rapporto dell’Osservatorio Nazionale sull’Inclusione Finanziaria dei Migranti, gestito dal CeSPI, il Centro Studi di Politica Internazionale, in collaborazione con Abi e finanziato dal Ministero dell’Interno e dalla Commissione Europea, secondo il quale il trend di crescita si è mantenuto costante tra il 2010 e il 2014, arrivando a rappresentare l’8,6% del tessuto produttivo italiano.
Secondo l’indagine messa a punto dall’Osservatorio, le aziende gestite dagli imprenditori immigrati sono soprattutto micro-imprese che si occupano di attività professionali o artigianali. Sono intestate a persone fisiche: nel 31% dei casi si tratta di donne (era il 26% nel 2011), percentuale questa che raggiunge il 70% nella comunità ucraina; il 60% in quella filippina e polacca; il 46% in quella cinese. Le imprese immigrate, dunque, si tengono sempre più di rosa, soprattutto al sud dove il segmento femminile pesa per il 44%.
Sempre secondo il rapporto, le aziende dei nuovi italiani dispongono mediamente di meno di 10 addetti, con un fatturato annuo inferiore ai 2 milioni di euro. Si tratta dunque di aziende piccole, ma sempre più proiettate verso l’estero: dall’analisi sperimentale condotta dall’Osservatorio con ISTAT e ICE, infatti, emerge come le imprese a titolarità immigrata che hanno rapporti commerciali col proprio paese d’origine rappresentino rispettivamente il 29% delle imprese italiane esportatrici e il 39% delle importatrici. “Ambasciatrici” o fornitrici delle filiere produttive tipiche del Made in Italy, le imprese a titolarità immigrata mostrano quindi un dinamismo e una spiccata vocazione all’internazionalizzazione, che rappresenta un’opportunità per il mondo finanziario oltre che un contributo significativo all’intero Sistema-Paese.
Secondo i dati dell’Osservatorio, il settore bancario è il principale interlocutore delle micro-imprese immigrate a cui offre sostegno e assistenza nelle diverse fasi di avvio, sviluppo e crescita dell’attività imprenditoriale. Nel 2014, tra le imprese clienti di banche italiane e BancoPosta sono cresciute soprattutto quelle cinesi, seguite dalle rumene, le albanesi, le marocchine e quelle del Bangladesh. Se guardiamo alla singola comunità di migranti, a crescere in modo significativo sono soprattutto le micro-imprese di cittadini del Bangladesh, ma anche di Senegal, Pakistan e Ucraina. In ogni caso, l’80% dei piccoli imprenditori immigrati che hanno un conto corrente small business presso il sistema finanziario italiano proviene da Europa e Asia.
Per quanto riguarda la distribuzione delle imprese di migranti sul territorio nazionale, il maggior numero di conti correnti small business si concentra nelle regioni del Centro Italia e in particolare a Roma, confermando una vivacità imprenditoriale già evidenziata in passato.
Il sostegno del settore finanziario alle imprese immigrate passa certamente attraverso il credito che costituisce un fattore essenziale per la crescita e lo sviluppo dell’attività. Nel 2014, il numero di finanziamenti ai piccoli imprenditori migranti è cresciuta del 2,5% rispetto al 2013, portando l’incidenza dei finanziamenti sul totale dei conti correnti al 39% (dato che sale al 43% nel Centro Italia). Questo incremento è trainato dalla componente a breve termine, anche se quella a lungo resta prevalente e riguarda il 56% dei finanziamenti in essere. A fare maggior ricorso al credito a medio-lungo termine sono soprattutto i piccoli imprenditori che provengono da Filippine (62%), Albania (62%), Perù (61%), Moldova (61%) e Ucraina (59%).